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La Forza dei legami deboli & il Lavoro

Anche quest’anno, la Fondazione Migrantes ha presentato il suo “Rapporto Italiani nel mondo”,
pubblicazione che offre tantissimi spunti di riflessione; tali spunti, partendo dalle problematiche migratorie, molto spesso, risultano utilissimi anche per chi è rimasto in Italia.
La prima riflessione che siamo stati sollecitati a fare riguarda appunto il tipo di legami esistenti tra le persone e cosa questi producono dal punto di vista pratico.
Il saggio che ci ha sollecitato la riflessione è quello di Toni Ricciardi dell’Université de Genève (p.162), nella parte in cui si sofferma sui legami (sociali) deboli e forti facendo ampio riferimento al lavoro di Granovetter (1)
Quali sono questi legami?
Legami forti: quelli familiari, amicali ed intimi. Quelli in grado di offrire aiuto e supporto incondizionato. Su di essi si può contare a prescindere dal lavoro che si svolge , dallo stato sociale ed economico e dalla differenza di età.
Legami deboli : intrattenuti con persone semisconosciute, senza alcun tipo di coinvolgimento di natura affettiva, legami molto frequenti negli spazi delle nuove forme comunicative e all’interno di gruppi omogenei e in relazione a un qualche tipo di interesse o legame comune. Sono un moltiplicatore di contatti privi di coinvolgimento comunitario, non rispondono ai codici valoriali, bensì hanno lo scopo di raggiungere obiettivi, per così dire, provvisori.

L’importanza delle reti nella ricerca del Lavoro
I Legami non sono altro che gli elementi costitutivi delle reti, reti relazionali, quindi l’interesse della ricerca si è presto concentrato nel verificare che tipo di risultati producono gli uni e gli altri.
Istintivamente si sarebbe portati ad assegnare una maggiore utilità ai ‘Legami forti’ e quindi alle reti amicali, familiari, e invece…
Una delle argomentazioni a sostegno dell’importanza dei così detti legami deboli, è senza dubbio data dal risultato ottenuto da Granovetter quando svolse un’indagine finalizzata a comprendere il ruolo rivestito dalle reti nella ricerca del Lavoro.
Il risultato cui giunse il sociologo fu che :
l’83% del suo campione aveva trovato
lavoro mediante conoscenze non
stabili, occasionali.
Questo risultato dimostra chiaramente tutta la Forza dei legami deboli!
La Forza dei legami deboli: è insita nell’opportunità di poter gestire molta informazione non ridondante in grado di fornire un importante ‘vantaggio competitivo’, come nel caso della ricerca del lavoro.
Alcune Domande
Tralasciando l’analisi dei legami creati attraverso i social network che richiederebbe spazi molto ampi, la nostra curiosità principale è quella di capire se:
i giovani, sanno queste cose?sono consapevoli, dell’esistenza e dell’importanza dei legami deboli e delle opportunità offerte dalle reti di cui essi sono i costituenti primari?
Probabilmente, almeno inconsciamente , sembrerebbero fare uso dei legami deboli e della loro conseguente forza.
Tale ipotesi è stata recentemente avvalorata, da uno scambio di idee con il prof Riccardo Giumelli (2), in tale colloquio è emerso, tra l’altro, che in genere i giovani universitari utilizzano come discriminante di partecipazione ad incontri culturali, proprio l’opportunità di sviluppare quanti più contatti (alias ‘legami deboli’) possibili.
Sembra infatti, che per lo studente universitario ‘tipo’, la prospettiva di tornare dall’evento non solo più ricco culturalmente/intellettualmente, ma anche e soprattutto con più contatti di quanti ne aveva quando è entrato, sia la discriminante principale di adesione all’evento.
A questo puto la curiosità che nasce è quella di sapere se questo atteggiamento sia dettato dalla consapevolezza della forza dei legami deboli, che consente di poter gestire molta informazione non ridondante e fornire un importante ‘vantaggio competitivo’, come nel caso della ricerca del lavoro, o meno, operativamente le cose sembrano proprio andare in direzione della ricerca di ‘legami deboli’.
Quindi, almeno per un’ampia fetta dei giovani universitari, c’è un’ attenta ricerca dell’ampliamento di questi legami deboli, auguriamoci che sia una scelta consapevole e che sempre più Giovani ne comprendano l’importanza, perché questi sono tra i principali strumenti che possono consentire di raggiungere obiettivi personali molto importanti, come si è già visto, anche nella ricerca del lavoro.
Considerazioni finali / Cosa Fare
Questa consapevolezza, tra l’altro, dovrebbe spingere a selezionare e frequentare ambienti in grado di aiutare a sviluppare velocemente quanti più legami deboli possibile.
GLOCALitaly è certamente uno di questi soggetti, l’associazione offre l’opportunità di entrare subito a far parte di una rete costituta da selezionati ‘nodi’ dal cui interno è possibile sviluppare notevoli quantità di legami interessanti .
Una volta aderito all’organizzazione starà al socio sviluppare relazioni e legami nelle direzioni ed ambiti che più riterrà opportuno. Ciò potrà avvenire sia in maniera attiva (promuovendo e realizzando iniziative) che passiva (utilizzando le opportunità che verranno promosse da altri nell’ambito dell’associazione) ed anche in entrambe le modalità contemporaneamente.
Tale attività come illustrato nell’articolo, sommate alla possibilità di ‘produrre’ attività, servizi, iniziative, prodotti etc. all’interno dell’Associazione, incrementeranno in maniera sostanziale e non formale la possibilità di trovare un’occupazione.
La verifica della veridicità di tali affermazioni è solo empirica, per cui suggeriamo ai giovani interessati di rispondere alle nostre “call” attive, o di contattarci con il canale preferito.

Appendice esplicativa
A seguito della perdurante crisi occupazionale, i social divengono una sorta di arena dove possiamo trovare di tutto. Si è scelto di riportare uno dei tanti ‘post’ presenti in Facebook, perché offre diversi spunti di riflessione legati proprio al concetto di ‘rete’ in alcune delle sue diverse accezioni.

Questo è il post che esamineremo–>>
Analizziamone le deverse affermazioni
Pasqualina risponde a Mario che aveva in sostanza chiesto se fosse stato possibile trovare un annuncio semplice e non ‘mirabolante’ cui poter rispondere con un curriculum ed avere uno stipendio normale lavorando ‘veramente’.
Pasqualina Sonqui vs Mario Rossi questo genere di richiesta la riceverai solo se sei figlio di o conosci la persona giusta [1] che ti da una bella spintarella.[2] Perché in realtà i curriculum non li chiede più nessuno [3] Si va avanti per conoscenza (!!!) Il network [4] può anche risultare una perdita di tempo ma solo se non ne sei capace Stimo chi ha il posto fisso ma stimo ancor di più il networker [5] che ogni giorno attraversa una giungla di pregiudizi
———————————————-
[1] luogo comune, che certamente in alcuni casi è ancora in vigore ma non possiamo dire che tutti i milioni di persone che lavorano lo stiano facendo, in questo modo, certamente un’amplissima parte di essi non rientra in questa categoria, quindi…
[2] è il corollario dell’affermazione precedente che molto, Molto,MOLTO spesso viene confusa con la forza della Relazione (vedi articolo sopra)
[3] altro luogo comune, che può diventare vero soprattuto quando ci si ‘appiattisce’ su quello europeo anche quando non richiesto. Vedi ad esempio cosa suggerisce la nostra amica recruiter Chiara [http://bit.ly/ConsigliChiara]
[4] (probabilmente si parla della rete del MLM in cui sembra operare Pasqualina )
[5]( forse si intende ‘venditore’ ovvero il nodo della rete del MLM), nulla da dire sull’importanza del venditore, molto da dire sulle catene MLM che più che pensare a portare prodotti sul mercato mirano a coinvolgere persone più o meno disperate con l’abbaglio del successo. Ma ampliare la rete come fine a se stessa ha senso per il produttore di beni che si veicolano e per quella sparuta minoranza di venditori che impiegano le loro capacità verso ‘pseudo’ colleghi piuttosto che verso veri consumatori finali e quindi sviluppare solida occupazione.
(1) Mark S. Granovetter – Filippo Barbera – Massimo Follis, un’agenda teorica per la sociologia economica, “Stato e mercato”,60, 3, 2000, p.361
(2) professore in Sociologia dei Processi Culturali, Università di Verona

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